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domenica 21 marzo 2010

Russia: in migliaia contro Putin





Il 20 marzo 2010 è stato, in Russia, il giorno dell'ira. Il giorno dell'ira nei confronti del primo ministro Vladimir Putin, ritenuto colpevole della situazione terribile provocata dalla crisi economica, una crisi che sta colpendo duramente proprio la gente comune dato che è andata a intaccare la capacità di acquisto della povera gente e ha prodotto rincari di beni di prima necessità e di tariffe.

I russi sono scesi in piazza a Vladivostok, San Pietroburgo e a Mosca, dove la polizia ha effettuato alcune cariche e ha operato una sessantina di fermi tra cui il leader del Fronte della Sinistra Sergei Udaltsov, reo di aver preso parte all'organizzazione della protesta.

I manifestanti paragonano la situazione della Russia a quella dell'Iran, lamentando le continue restrizioni di libertà operate ai danni nell'opposizione nell'ex paese sovietico. Se prima del 1991 infatti la condanna alla mancanza di libertà dell'Urss era unanime, almeno in Occidente, oggi la situazione non è affatto migliorata, eppure sembra quasi essere calato un silenzio di assenso sull'operato del Cremlino.

A partecipare al "giorno dell'ira" il forte Partito comunista, Soldarnost, e i liberali di Labloko. Migliaia anche i manifestanti della gente comune, scesi in piazza per manifestare il proprio sdegno nei confronti delle istituzioni, ree di aver tollerato che con la crisi la gente si impoverisse sempre di più mentre il numero di miliardari stava raddoppiando.

A Kaliningrad le autorità hanno addirittura goffamente cercato di lanciare una fiera di prodotti agricoli per cercare di coprire la manifestazione antigovernativa, ma ogni tentativo in tal senso si è rivelato vano.

Per capire quanto la popolazione russa sia arrivata allo stremo della sopportazione basti ricordare che il PIL è crollato dell'8% nel 2009, e la disoccupazione è salita del 9%, dati allucinanti che mettono la parola fine a carattere maiuscoli al termine di 10 anni di crescita.

sabato 20 marzo 2010

100 euro per andare in piazza per Silvio




Il popolo viola denuncia: «100 euro ai disoccupati per andare in piazza per Silvio»

Disoccupati ingaggiati a 100 euro per partecipare alla manifestazione del Pdl a Roma: è quanto afferma sul proprio blog Gianfranco Mascia, uno dei leader del «Popolo viola». «100 euro per andare alla manifestazione di Roma - inizia il 'post' di Mascia - con la maglietta con la scritta 'Meno male che Silvio c'e». «Agenzie interinali specializzate - prosegue Mascia - stanno
facendo chiamate a tappeto ai disoccupati offrendo il gruzzoletto a chi sarà presente con la maglietta, il tutto per tentare di riempire la piazza».

«Sono alla frutta - commenta il post - ma hanno i soldi e ce la faranno». Mascia conclude con «un consiglio»: «Se ricevete la telefonata dite di sì e poi andate fuori, non prima di essere stati alla manifestazione del Forum dell'acqua», che si svolgerà domani anch'essa a Roma. Il post sul suo blog, dice ancora Mascia, «si chiude con 'sono alla frutta, ma hanno i soldi e ce la faranno'. Un consiglio? «Se ricevete la telefonata dite di sì e poi andate fuori, non prima di essere stati alla manifestazione del forum dell'acqua».

venerdì 19 marzo 2010

In Francia è arrivata la riscossa socialista





I socialisti hanno sorpassato l'Ump, il partito guidato da Sarkozy. Nel complesso in queste elezioni municipali francesi, la sinistra ha conquistato il 29,1% dei suffragi contro il 27,3% della destra.

Si è già parlato oltre che della sconfitta di Sarkò anche dell'ondata di astensioni che ha caratterizzato questa tornata elettorale, un astensionismo che ha interessato un numero incredibile di francesi: meno della metà, infatti, si sarebbe recata alle urne per esprimere la propria preferenza.

Europe Ecologie, il partito ambientalista che fa capo all'ex mito sessantottino Daniele Cohn-Bendit, si propone con un dignitoso 11,5% come terza forza del paese insieme al partito di estrema destra di Jean Marie Le Pen, il quale si è invece attestato sull'11%.

Sarkozy e i suoi tentativi di sviare l'attenzione dell'opinione pubblica francese dai problemi del paese hanno dunque fallito nell'intento tanto che gli esiti delle elezioni francesi potrebbero quasi suonare come campanello d'allarme nelle orecchie di Silvio Berlusconi, il quale come Sarkò dovrà a breve affrontare le elezioni regionali in Italia.

In Francia la sconfitta di Sarkozy a qualche giorno dall'esito delle elezioni appare sempre più netta. L'Ump infatti è apparso in regresso un po' in tutte le regioni e i socialisti appaiono finalmente in grado di rovesciare i rapporti di forza palesemente sbilanciati a favore della destra da troppo tempo.

Il secondo turno avverrà domenica prossima, e in quella occasione si dovranno decidere quali coalizioni saranno chiamate a guidare le 26 regioni francesi (24 delle quali appartenevano già alla gauche).

Ma chi sono gli astensionisti medi che hanno disertato le urne? Tendenzialmente sono elettori dell'Ump, elettori delusi che hanno deciso di non recarsi a votare probabilmente per un deciso calo di motivazioni. Basti pensare che nel 2004 gli astensionisti erano circa il 39%; nel 2010 sono almeno il 50%.

Preoccupa del resto oltre all'astensionismo anche il successo di Le Pen e del suo partito il Fronte Nazionale. Le Pen è alla guida di un partito fortemente schierato a destra e potrebbe emergere come uno dei veri vincitori di questa tornata elettorale. Sarkozy intanto non se la passa di certo bene. Ha riunito i principali esponenti della maggioranza all'Eliseo già subito dopo i primi risultati delle elezioni, e i primi a raggiungerlo sono stati Fillon (segretario generale dell'Eliseo) e il ministro degli Interni Hortefux. Fillon del resto ha voluto rincuorare gli elettori dell'Ump dichiarando che "nulla è deciso per il secondo turno" ed ha lanciato un appello "alla mobilitazione degli elettori della maggioranza presidenziale". Fillon ha poi rincarato la dose dichiarando:" Dobbiamo combattere insieme tutte le forme di delinquenza che indeboliscono il nostro patto repubblicano... dobbiamo respingere coloro che chiedono di fare delle regioni dei contropoteri".

Gli risponde Martine Aubry, segretario socialista, la quale ha affermato che "Gli elettori hanno espresso oggi il loro rifiuto di una Francia divisa e indebolita, hanno detto di volere una Francia più giusta e più forte....Il voto di rappresenta l'adesione ad un progetto, che è quello di proteggere i francesi e preparare il loro futuro. E' un incoraggiamento per noi, e la dimostrazione che quando il Partito socialista è unito e rivolto ai francesi, ritrova la loro fiducia..... Per noi si tratta soprattutto del segnale di un dovere da rispettare, quello di unire la sinistra. Siamo il primo partito, dobbiamo radunare i nostri alleati, nella chiarezza degli impegni e nel rispetto di ognuno...".

Tra gli sconfitti oltre a Sarkozy troviamo però anche Bayrou, leader dei centristi del MoDem, il quale esce del tutto con le ossa rotte da questo primo turno di elezioni regionali, non riuscendo nemmeno a raggiungere il 5% dei voti. Ancor più che lo stesso Bayrou si era proposto come la terza forza del paese, come l'alternativa centrista a una possibile polarizzazione, utilizzando accenti e slogan molto simili a quelli dell'Udc di Casini.

Dopo l'ottimo risultato conseguito da Bayrou nelle presidenziali del 2007 con il 18,5% delle preferenze dunque, il credito del politico francese con i suoi concittadini sembra del tutto estinto.

Il MoDem finisce lontanissimo dalla posizione di "terza forza" che è l'ambizione dichiarata del suo leader. Rispetto alle regionali del 2004 dell'antenato del partito, l'Udf (11,95%), i voti sono diventati quasi un terzo. Già nelle europee dell'anno scorso, il MoDem era precipitato all'8,4% dopo l'exploit di Bayrou alle presidenziali del 2007 (18,57%).

martedì 16 marzo 2010

L'Orson Welles nel XXI secolo parla georgiano




Tutti si ricorderanno di Orson Welles, il burlone che nel 1938 negli Stati Uniti aveva proclamato in diretta radiofonica che era in atto un invasione extraterrestre.

Quello di Welles è passato alla storia come uno degli "scherzi" meglio riusciti della storia, almeno per quanto riguarda il XX secolo. E il XXI?

Bhe è iniziato bene anche il XXI secolo, almeno per i cittadini della Georgia. E' di qualche giorno fa infatti la grottesca trovata di una televisione georgiana di annunciare in diretta che "I russi ci invadono". La trasmissione è poi sfuggita di mano causando reazioni di isteria e panico negli spettatori, tanto che è dovuto intervenire proprio il conduttore a spiegare che le immagini che venivano mandate in onda non erano in diretta bensì erano immagini di repertorio. Ha dovuto poi convincere tutti che quello della sua trasmissione non era altro che un gioco, uno scherzo avente come oggetto degli eventi possibili nell'immediato futuro.

E si che una possibile invasione della Russia viene ritenuta dagli analisti internazionali, almeno entro i prossimi vent'anno, abbastanza probabile, o comunque un ipotesi possibile.

Le autorità di Tbilisi comunque non hanno per niente apprezzato la messinscena del burlesco conduttore e hanno fortemente redarguito la trasmissione seguiti a ruota da Mosca. Dalla Russia infatti è arrivato pronto e salace il commento di Konstantin Kosachev, presidente della commissione esteri della Duma, il quale avrebbe dichiarato: "basta vedere chi ne può aver tratto vantaggio. In questo caso la sola persone che possa averne beneficiato è il presidente Saakashvili, il cui unico modo di avere un qualunque posto nella storia è di far credere alla popolazione che il Paese sia in pericolo".
Daniele Cardetta

Disordini a Gerusalemme tra israeliani e palestinesi.





La notizia non è nuova, nel senso che siamo ormai tristemente abituati agli scontri tra palestinesi e forze dell’ordine israeliane. Questa volta sono avvenuti a Gerusalemme est tra giovani palestinesi e forze di sicurezza di Tel Aviv. La scintilla a scatenare il putiferio è stata accesa dai progetti del governo Nethanyahu, il quale ha deciso di costruire 1600 nuovi stabilimenti abitativi nel settore orientale della città.
La decisione di Tel Aviv non ha lasciato contento nessuno né a Washington né ovviamente in Palestina, e sono gli stessi palestinesi ad aver indetto nella giornata di oggi una “giornata della collera” il cui nome non abbisogna di chiosa alcuna.
Israele dal conto suo ha reagito in un modo già visto, allertando cioè servizi di emergenza e polizia e schierando a Gerusalemme ben 2500 agenti in antisommossa più un numero imprecisato di soldati.
Gli scontri si sono verificati in più quartieri della città con i palestinesi che dal campo di Shuafat hanno lanciato pietre e oggetti contro la polizia, la quale ha reagito con granate stordenti e proiettili di gomma.
Ma la “giornata della collera” non è stata indetta solamente per protestare contro gli insediamenti, infatti ad aumentare la rabbia e la frustrazione dei palestinesi è subentrata anche l’inaugurazione nella giornata di ieri nella Città Vecchia di Gerusalemme di una sinagoga, posta topograficamente a sovrastare la spianata delle Moschee. La paura che si è diffusa nella comunità islamica è che l’inaugurazione della sinagoga possa ascriversi all’interno di un progetto più ampio teso a “invadere” gradualmente la spianata.

Chavez e internet. Tratto da Informare per resistere


Internet va regolata: non è possibile che chiunque possa dire e fare qualsiasi cosa sulla Rete . Lo ha dichiarato il presidente venezuelano Hugo Chavez, che ha concentrato gran parte del suo fuoco verbale su Twitter e Facebook, colpevoli a su parere di amplificare notizie infondate "che avvelenano la mente".

Chavez, che già aveva lanciato anatemi i videogame, dice di voler allineare il suo pensiero a quello di tanti altri leader mondiali come Angela Merkel, cancelliere tedesco, che compongono il coro di chi invoca le briglie per la Rete: "Ogni stato deve imporre delle proprie regole - ha proseguito il presidente - come già fa adesso il Venezuela nel controllare i canali televisivi satellitari".

Quello del controllo della Rete è un sentiero che molti governi sembrano intenzionati ad esplorare e Chavez non sembra volersi discostare da questa linea di pensiero. Niente tecnofobia, però: il Venezuela sta espandendo i propri confini virtuali grazie a un cavo di fibra ottica che connetterà il paese a Cuba.

lunedì 15 marzo 2010

Francia: battuto Sarkozy





Sarkozy sarebbe stato battuto. Queste le notizie che trapelano dalla Francia, dove dopo le prime proiezioni il partito socialista sarebbe dato come quello vincente con il 29,1% dei consensi contro il 27,3% di quello di Sarkozy dell'Ump. Elevatissima l'astensione ha raggiunto un livello altissimo con circa il 50% degli aventi di diritto che hanno rinunciato al voto. Un dato questo allarmante che potrebbe riguardare da vicino anche la situazione italiana in vista delle imminenti elezioni regionali.
Per quanto riguarda gli altri partiti, lusinghiera affermazione dei Verdi con l'11% e la sinistra radicale con il 5,5% (il partito Trozkysta avrebbe il 4%). All'11% anche il partito di estrema destra del Fronte Nazionale, mentre i centristi di Bayrou avrebbero avuto un deludente 4,5%.
Se confermata, come sembra, questa sarebbe una grossa sconfitta per Sarkozy.

domenica 14 marzo 2010

Il vincitore del premio Nobel per la Pace si riserva il diritto dell'attacco nucleare preventivo. Tratto da www.resistenze.org





L'approvazione della nuova dottrina nucleare degli Stati Uniti è stata rinviata di un altro mese. I militari avevano speso quasi un anno per prepararla. La formulazione iniziale, in cui l'America rinuncia ad ogni attacco preventivo, consentendo invece di usare le armi nucleari solo come risposta agli attacchi, è stata respinta dal Presidente Barack Obama.

Il progetto mostra che l'accento viene posto sulle armi non-nucleari, inclusa la difesa anti-missile nel Golfo Persico, in diretta prossimità dell'Iran. La Quadrennial Defense Review, presentata il mese scorso, prevede lo sviluppo di una nuova classe di missili non-nucleari in grado di raggiungere un obiettivo in qualsiasi parte del mondo in meno di un'ora.

Secondo le fonti di Kommersant, questo tipo di sistema di difesa, chiamato Prompt Global Strike, sarà dislocato sul territorio statunitense. I siti di lancio sarebbero aperti agli ispettori internazionali, compresi quelli provenienti dalla Russia, che sarebbero in grado di constatare come i missili non trasportino testate nucleari. Come concepite dai militari statunitensi, tali armi sarebbero in grado di assestare un massiccio attacco contro le postazioni di Al-Qaeda in Afghanistan o di prevenire il lancio di un missile nord-coreano.

Al Pentagono, i sostenitori di questo nuovo sistema di difesa sono fiduciosi che questi missili
avranno la stessa efficacia delle armi nucleari, evitando l'escalation da guerra convenzionale a nucleare su vasta scala. L'amministrazione statunitense, di conseguenza, si appresta a promuovere un nuovo concetto di deterrenza che consenta agli stati di sviluppare vari tipi di armi di distruzione di massa, che vanno dal chimico al batteriologico, da tenere sotto controllo, senza ricorrere alle armi nucleari.

Ma il punto fondamentale a cui il Presidente Obama dovrà rispondere alla presentazione della versione definitiva della dottrina è: perché l'America avrebbe bisogno di armi nucleari?

Gli esperti pensano che questa è ben lungi dall'essere una questione priva di fondamento.

Daryl Kimball, direttore della Arms Control Association, afferma che presentare la deterrenza come lo scopo pricipale dell'arsenale nucleare statunitense, indica l'esistenza anche di altri obiettivi. E questo, aggiunge, non è in sintonia con il discorso pronunciato dal Presidente Obama a Praga un anno fa, dove ha proposto un piano per la distruzione globale delle armi nucleari.

sabato 13 marzo 2010

Opposizione in piazza a Roma contro il governo.






L'opposizione è tornato in piazza a Roma per manifestare contro il governo e per la difesa delle regole. Non solo proteste contro l'inaccettabile elusione delle regole operata dal PDL e dal governo, ma anche proposte in vista delle regionali di fine marzo. In piazza c'erano proprio tutti, alle 14 si sono dati appuntamento a Piazza del Popolo migliaia di persone con la presenza di Pd,Federazione della Sinistra, Verdi, Idv e associazioni con il Popolo viola in testa.
200.000 persone in piazza secondo gli organizzatori (25000 per la questura) hanno ascoltato vari esponenti dei partiti tra cui Emma Bonino, Ferrero, Di Pietro,Vendola e Bersani.Ferrero ha auspicato di voler giungere a un unione contro Berlusconi per il bene del paese, lo stesso Berlsconi che ha commentato la manifestazione etichettandola come un "aggregato stravagante e conraddittorio".
Presenti anche Cossutta ed Epifani in una giornata importante che segna un punto di partenza per una opposizione di cui l'Italia ha un disperato bisogno. Assente Casini con l'Udc che non apprezza questo genere di inziative con buona pace della sinistra.

Resoconto dello sciopero cgil. Tratto da cgil.it




Un milione di lavoratori ha invaso le piazze del nostro paese. Sono questi i numeri di una grande giornata di partecipazione di cui sono stati protagonisti le tante donne e i tanti uomini che stanno pagando il prezzo più alto della crisi economica. Quello di oggi è stato uno sciopero generale indetto dalla CGIL su tre parole d’ordine ‘Lavoro, Fisco e Cittadinanza’, ma anche sulle recenti norme in materia di processo del lavoro, che, secondo il sindacato di Corso d’Italia, privano i lavoratori del diritto di rivolgersi al giudice, ed essere tutelati dalla legge, in caso di controversia con datore di lavoro.

Il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, intervenendo da Padova, durante un corteo con più di 40mila persone, non usa mezzi termini, “questo è un paese che è alle pezze. I lavoratori stanno male, la disoccupazione aumenta, soprattutto nelle aree più industrializzate. Il governo non fa nulla. Il fisco lo pagano solo i lavoratori e i pensionati”, per poi puntare il dito proprio sulla riforma del processo del lavoro accusando il governo di “abbassare i diritti attraverso anche una specie di arbitrato che costringe il lavoratore a rinunciare al giudice del lavoro”, vicenda sulla quella ieri il sindacato ha deciso di non firmare un avviso comune, proposto durante un incontro al Ministero del Lavoro convocato su altri temi.“Tutto questo non è possibile” aggiunge Epifani “nel momento in cui il paese sta sprofondando”.

Parlando dal palco, alla fine del corteo, il Segretario Generale della CGIL, ha ribadito la necessità di una riforma fiscale, ma con precise caratteristiche: “facciamola questa riforma fiscale che però deve avere un cuore: meno tasse sul lavoro, meno tasse sugli investimenti, meno tasse sulle imprese che creano occupazione e meno tasse sulle pensioni”. ”La risalita è lenta – ha aggiunto Epifani – e quello che rimprovero al Governo è di non fare ciò che è necessario per dare una mano agli investimenti ed all’occupazione”. Il Segretario della CGIL ha quindi ricordato il problema dei lavoratori immigrati, per i quali è necessario costruire politiche di accoglienza e percorsi di lotta alle nuove schiavitù, oltre alla sospensione della Bossi-Fini, all’abolizione del reato di clandestinità, al riconoscimento della cittadinanza alla nascita nel nostro Paese e l’equiparazione del reato di caporalato a quello di tratta sugli esseri umani. Secondo Epifani con questa crisi un lavoratore straniero ”che viene messo fuori dal mondo del lavoro è costretto a tornare a casa perché non ha il tempo necessario per trovar un altro lavoro”

La giornata di oggi è stata caratterizzata anche dalla presenza, negli oltre i cento cortei ed iniziative della CGIL, di molti giovani e studenti, 200mila secondo le associazioni Rete degli studenti Medi, Unione degli Studenti, Link coordinamento universitario e Unione degli universitari, che hanno aderito allo Sciopero Generale chiedendo a gran voce al governo la sospensione dei provvedimenti e dei tagli che penalizzano l’istruzione pubblica ed il diritto allo studio.

Dalla Calabria è giunta anche la notizia che la manifestazione nazionale per il primo maggio di CGIL, CISL e UIL si svolgerà a Rosarno. Un’iniziativa che sarà incentrata, oltre che sui tradizionali temi del lavoro e dello sviluppo economico, anche su integrazione e accoglienza, alla luce degli episodi di violenza, ai danni di immigrati, accaduti lo scorso gennaio.

Ancora guai su Berlusconi





I guai per Silvio Berlusconi sembrano non finire mai. Dopo le ultime vicende sulle liste della Polverini e di Formigoni in Lazio e Lombardia, ecco un altro scandalo che fa traballare l'entourage del PDL. Nell'occhio del ciclone questa volta proprio il Cavaliere assieme al fidato direttore del TG1 Minzolini, indagati entrambi per concussione insieme al presidente dell'AGCOM Innocenzi.
"Oggi stesso invierò gli ispettori a Trani per andare a verificare cosa è successo. Ovviamente senza interferire nell'indagine, potere che non mi compete ma solo per capire come possano verificarsi queste gravi patologie": queste le parole di un piccato Angelino Alfano a commento della vicenda.
Sotto i riflettori le telefonate che Berlusconi avrebbe fatto all'AGCOM per eliminare le trasmissioni a lui indigeste, ma il Cavaliere non vuole nemmeno commentare quelle che per lui non sono altro che baggianate; al fidato amico Emilio Fede ha infatti subito dichiarato: "Mi occupo di cose serie, non di cose ridicole e addirittura grottesche".

venerdì 12 marzo 2010

Il Tar toglie il bavaglio alle televisioni. Tratto da www.nuovasocietà.it




Il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di Sky e Telecom Italia Media (editore per La7) a favore della sospensione del regolamento, esattamente all'art. 6 comma 2, varato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che disciplina la par condicio in vista delle Regionali. L'Autorità potrebbe riunirsi già oggi per valutare gli effetti del pronunciamento del tribunale amministrativo. E la decisione potrebbe riaprire indirettamente la partita anche per la Rai: «Se il Tar dovesse bocciare in qualche modo i regolamenti - aveva detto ieri, il presidente Paolo Garimberti - si riaprirà il consiglio di amministrazione».

Le richieste sono state discusse davanti alla III sezione del Tribunale amministrativo regionale, presieduta da Maria Luisa De Leoni.
Il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva di Sky e Ti Media «considerato che a conclusione di una prima delibazione - spiegano i giudici nella motivazione - propria della fase cautelare, risultano non sprovviste di profili di fondatezza del ricorso le censure dedotte avverso la delibera impugnata», nella parte in cui è prevista la normativa relativa ai talk show in periodo elettorale, che ha di fatto ha portato alla sospensione dei programmi di approfondimento.

«Si comincia smantellare il castello di illegalità». Così Michele Santoro commenta la decisione del Tar del Lazio sul regolamento Agcom per la par condicio.
«Aspettiamo ora di capire le motivazioni - aggiunge il giornalista - per vedere quanto il Tar intervenga anche se indirettamente sul regolamento della Commissione di Vigilanza». Ora Santoro attende dalla Rai un comportamento consequenziale e ricorda di aver sempre sostenuto l'illeggittimità delle disposizioni sulla par condicio.

«Sky Italia accoglie con grande soddisfazione la decisione del Tar del Lazio che sospende il provvedimento dell'Agcom con cui veniva esteso ai media privati il regolamento sulla Par Condicio predisposto per la Rai dalla commissione parlamentare di Vigilanza. Sky Italia - si legge in un comunicato - ha da subito contestato la legittimità di questo provvedimento e, come dimostra il dibattito andato in onda il 9 marzo scorso su Sky Tg 24 che ha coinvolto tutti i candidati alla presidenza della Regione Puglia, ha scelto da subito di prescindere dalle regole irragionevoli e inapplicabili previste dal regolamento della Par Condicio. Certa che i »faccia a faccia« rappresentino una componente fondamentale dell'informazione del cittadino, Sky Tg24 - si legge nella nota - continuerà a proporre nei prossimi giorni appuntamenti tra i candidati alla presidenza delle altre Regioni chiamate alla consultazione elettorale. La decisione del Tar di oggi ristabilisce il principio della libertà di espressione e tutela anche quello del libero mercato, previsti entrambi dalla Costituzione Italiana. Presupposti necessari per poter garantire ai cittadini di questo Paese il loro diritto ad un'informazione libera ed indipendente».

«Finalmente una buona notizia, non avevamo dubbi. Il Tar del Lazio ha deciso di levare il bavaglio alle trasmissioni soppresse accogliendo il ricorso presentato da Sky e Telecom Italia Media»: è questo il commento del portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. «L'Agcom si era vista costretta, almeno questa era la loro tesi, ad estendere l'assurdo regolamento al privato per non creare disparità con il settore pubblico - aggiunge -. La decisione del Tar non può che comportare una immediata decadenza del regolamento anche per il servizio pubblico. Siamo sicuri che le Autorità di garanzia e il Cda Rai vorranno immediatamente recepire questa decisione e in particolare la Rai vorrà comunicare l'immediata riapertura di tutte le trasmissioni arbitrariamente soppresse. Soppressione - conclude Giulietti - che ha creato forte indignazione e che ha fatto sì che l'esposto presentato da Articolo21 abbia raccolto oltre 20 mila firme in poche ore»

Le porcherie che disturbano l'Imperatore




Ci risiamo, rieccoci al complotto dei bolscevichi. Silvio Berlusconi, che evidentemente non ha digerito la mazzata del TAR, urla nuovamente le sue accuse contro la magistratura e contro la sinistra italiana, non lesinando niente del suo repertorio che abbiamo ormai imparato fin troppo bene a conoscere.
Secondo il premier infatti, dietro l'esclusione delle liste del Lazio ci sarebbe "un disegno ben pensato", teso evidentemente a fare l'ennesimo sgambetto al PDL e al suo leader. Poco importa se vi erano delle regole che evidentemente qualcuno non ha rispettato, Berlusconi sembra addossare le colpe ai suoi avversari politici, ma anche questa ormai non è di certo una novità.
"Sabato 20 saremo noi in piazza per dar una lezione alla sinistra. Se loro ritornassero al potere l'Italia sarebbe meno libera": queste le sue parole riguardo i suoi oppositori politici, un opinione peraltro ribadita in ogni circostanza manco fosse un martello pneumatico.
C'è tensione comunque nello schieramento del Cavaliere, come se si fossero accorti che qualcosa si sta incrinando nella dorata vallata di consenso sognata, e lo conferma Bondi, il quale ha nuovamente parlato di clima invelenito voluto da una certa parte politica che fa dell'odio il proprio modus vivendi.
Che dire siamo nell'epoca dei paradossi, un partito come quello di Berlusconi si configura sempre di più come il partito dell'Amore...normale che tutti quelli che non la pensano come lui vengano accusati di nutrirsi d'odio. Tutte parole già sentite tralaltro, ma come disse Antonio Gramsci la storia insegna, sono gli scolari però che mancano

Israele vuole l'Iran fuori dalle Nazioni Unite





Shimon Peres, capo di Stato di Israele, ha recentemente fatto sapere di desiderare che l'Iran venga espulso dalle Nazioni Unite. Il contesto in cui Peres a reso noto questo suo auspicio è quello della visita del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden in Israele e nei territori palestinesi.

Peres è stato dunque estremamente chiaro relativamente alla sua posizione nei confronti dell'Iran, e ha anzi rincarato la dose: "sanzioni di carattere morale sono non meno importanti che le sanzioni economiche... Ahmadinejad non può al tempo stesso essere membro delle Nazioni Unite ed invocare la distruzione di Israele. Bisogna metterlo al suo posto. Non può continuare ad andare in giro come un eroe".

Peres ha avuto anche modo di aggiungere che non trova corretto che Ahmadinejad cerchi in tutti i modi di delegittimare Israele e Stati Uniti agli occhi del mondo.

Biden nel corso della sua visita ha avuto modo anche di incontrare il premier Benyamin Netanyahu e non è da escludersi che nel corso di queste ore verranno fatte altre dichiarazioni significative sulla questione iraniana che interessa da vicino Israele.

giovedì 11 marzo 2010

Cgil verso lo sciopero generale.





Si va verso lo sciopero generale, indetto nella giornata di venerdì 12 marzo. “Come si può rimanere indifferenti?”: recita uno degli slogan scanditi dalla base in vista della mobilitazione di venerdì. E in effetti di cose ne sono successe negli ultimi tempi tali da rendere necessaria una mossa ad effetto capace di catturare l’attenzione dei media sulla gravità di una situazione che non accenna a uscire dal tunnel.
In base alle rivendicazioni espresse dalla Cgil il governo starebbe negando impunemente la crisi in atto, promettendo in modo grottesco che “nessuno verrà lasciato indietro”. Intanto però indietro sono già rimasti in tanti, con una disoccupazione che sta salendo alle stelle e con i precari che vengono licenziati senza complimenti dalla scuola e dalla pubblica amministrazione nel silenzio rumoroso degli organi di informazione. Si moltiplicano inoltre le vertenze sull’occupazione e le risposte del governo continuano colpevolmente a latitare.
Ma quali sono le rivendicazioni e le richieste elaborate dalla Cgil in vista dello sciopero generale?
Innanzitutto la Cgil chiede a Governo, Confindustria, e a tutte le imprese di fermare immediatamente i licenziamenti, raddoppiare la durata dell’indennità di disoccupazione e aumentare i massimali CIG senza trascurare gli ammortizzatori sociali per i precari. In secondo luogo si richiede di affrontare le vertenze e impedire la chiusura delle aziende cercando di definire nuovi strumenti di politica industriale. Si richiede anche un piano per la ricerca e uno per il Mezzogiorno, finora settori completamente dimenticati dal Governo. La Cgil in particolare propone una prima restituzione di 500 euro per il 2010 di quanto lavoratori e pensionati hanno pagato in più di tasca propria. Terzo: rivendicare una riduzione di tasse per lavoratori e pensionati in risposta alla durissima crisi che sta toccando le borse degli italiani; lotta all’evasione fiscale, e tassazione come in Europa di stock option e grandi redditi da conseguirsi con l’abbassamento della prima aliquota al 20%. Ultima, ma non ultima, la richiesta di costruire un futuro per l’Italia da conseguirsi attraverso la lotta alla schiavitù e con il perseguire una politica di accoglienza (e quindi con l’abolizione della Bossi-Fini e del reato di clandestinità).
Lo sciopero generale avrà la durata di quattro ore, anche se per alcune categorie di lavoratori non è da escludersi che la durata possa essere maggiore. La sensazione è che sarà uno sciopero intenso e partecipato, e la speranza è che possa lanciare un segnale forte al Governo che finora si è dimostrato sordo e cieco nei confronti dei lavoratori.

lunedì 8 marzo 2010

Egemonia Culturale e Collasso di Valori





Napolitano dichiara che gli italiani credono ancora nella Costituzione, eppure ad oggi sembra una tesi piuttosto ardua da sotenere: sembra infatti che i valori che hanno retto la nostra repubblica per anni siano sprofondati in un baratro lasciando il campo libero all'individualismo più sfrenato e alla prevaricazione del più forte sul più debole. Così è successo con i vari "Lodi" salva processi, dal Salva-Previti al Lodo Alfano, così è successo dagli anni '80 in poi, con un sistema di Governanti che pensavano tendenzialmente solo a se stessi. Quella classe politica fu sradicata da Tangentopoli e le immagini del lancio di monetine su Craxi all'hotel Raphael furono la dichiarazione di una forte rivolta popolare contro la corruzione, per ridare forza ai valori costituzionali. Eppure dalla metà degli anni novanta in poi poco alla volta l'egemonia culturale della nostra Costituzione venne a poco a poco sradicata. La scorsa settimana abbiamo assistito all'ennesima scena vergognosa da parte di questo governo: Il Decreto Legge "Interpretativo" con cui Berlusconi e soci stanno tentando la riammissione delle loro liste. Le leggi possono essere superate in base alle proprie necessità, si possono cambiare, interpretare in maniera diversa, l'impunità è comunque garantita. Una lista (se è del PDL, ovviamente) può essere ammessa se alla scadenza dei termini il presentatore è presente fisicamente nella Corte d'Appello, anche se sti mangaindo un panino o bevendo un caffè.
Caro presidente delle Repubblica, se tale decreto legge non fosse stato controfirmato, si sarebbe potuto iniziare a ristabilire i valori Costituzionali e a sradicare l'egemonia culturale delle destre. Così le si è soltanto assecondate.

domenica 7 marzo 2010

In Somalia è bandito l’inglese: “lingua delle spie”




L'inglese è stato bandito dalle scuole della città di Afmadow. Non è fantasia ma realtà, e il teatro della strana trovata è la martoriata Somalia. I ribelli islamici di Shabab infatti hanno preso questa decisione con la grottesca scusante che l'inglese sarebbe niente di meno che la "lingua delle spie occidentali".

A riferirlo gli stessi abitanti della città, vicina al confine con il Kenya, i quali avrebbero lamentato l'intromissione dell'amministrazione islamica all'interno delle dinamiche dell'istruzione.

Vi sarebbero stati anche alcuni docenti licenziati perché accusati di non aver ricevuto una preparazione in linea con i principi dell'Islam.

La recrudescenza degli scontri tra clan e l'insorgenza dell'Islam più conservatore e intransigente sta ferendo a morte un territorio già provato, e l'assenza completa di un potere centralizzato non rende ottimisti gli analisti internazionali riguardo al futuro. Se portata avanti, questa scelta di bandire l'inglese dalle scuole potrebbe avere l'effetto di isolare un paese già ai margini dal mondo, condannandolo a un clima di isolamento e povertà. Non bisogna però fare l'errore di addossare tutte le colpe alla recrudescenza islamica in quanto è innegabile che le potenze occidentali hanno speculato sull'anarchia somala nel corso degli anni alimentando colpevolmente un sensibile e comprensibile clima di isteria e sfiducia.

Nigeria: continuano i massacri, 200 i morti per scontri di religione.


di Daniele Cardetta





Non si parlava da qualche tempo di Nigeria, il che forse poteva ingannare i lettori più ottimisti facendo loro intendere una possibile pacificazione in atto nell’area; purtroppo nulla di più sbagliato.
Ammontano a circa duecento i morti a seguito dei violentissimi scontri armati avvenuti il 7 marzo tra nomadi musulmani e cristiani abitanti nei sobborghi della città di Jos, sul cui carattere multietnico e multireligioso avevamo attirato l’attenzione tempo addietro.
A dare l’allarme alcuni testimoni sopravvissuti alla furia della battaglia i quali hanno raccontato che i nomadi sarebbero arrivati nella notte sparando a vista nel quartiere. I nomadi autori dell’aggressione sarebbero appartenenti all’etnia Fulani e avrebbero avuto l’intento manifesto di infierire un duro colpo alla popolazione di etnia Berom (di natura non nomade ma sedentaria).
Anche donne e bambini sono rimasti vittime incolpevoli della furia omicida e moltissimi abitanti del villaggio di Dogo Nagawa avrebbero già lasciato le proprie case. Da quando è stato eletto come presidente provvisorio il cristiano Goodluck Jonathan in vista delle elezioni del 2011 la situazione è degenerata con scontri tra musulmani e cristiani che nel 2010 hanno già provocato la morte di almeno cinquecento persone.
Il presidente Jonathan ha intanto allertato l’esercito nella speranza di riuscire a contenere una violenza che appare ben radicata anche nella conflittualità tra differenti etnie che hanno accumulato motivi di risentimento nel corso degli anni che minacciano di saldarsi ai contrasti religiosi creando un mix devastante

Napolitano ha firmato. 5 marzo 2010: è golpe?





In molti, preoccupati e forse non a torto, stanno paragonando questo il 5 marzo 2010 ai ben più tristi e noti eventi di qualche anno fa, quando il Re Vittorio Emanuele III autorizzava pilatescamente Mussolini a formare il governo fascista.
Ebbene ci sono ancora per fortuna alcune differenze tra questo regime strisciante e mediatico e quello degli anni Venti, tuttavia le analogie, che non sono poche, ci mettono i brividi. La totale mancanza di rispetto per le regole dimostrata da questi individui che si trovano al governo dell'Italia deve tenere accesi i campanelli di allarme in tutti i cittadini rispettosi di legalità che perseguono sempre con maggior forza la giustizia.
Napolitano, il Presidente della Repubblica che dovrebbe ergersi come ultimo guardiano della Costituzione e della democrazia, si è ancora una volta piegato alla prepotenza dei potenti, facendo ormai capire a tutti che si potrebbero aprire dinamiche inimmaginabili fino a qualche mese prima. Andare in piazza, vigilare, informare, ricordare a tutti che il 5 marzo qualcosa è cambiato in questo paese deve essere un imperativo di tutti, non solo dei militanti politici.
La speranza è che dopo il golpe, arrivi poi anche la liberazione, un giorno.

sabato 6 marzo 2010

Decreto salva-liste, è il caos politico. Tratto da www.nuovasociet.it

L'approvazione del dl salva-liste e la firma di Napolitano hanno scatenato l'ira delle opposizioni.
L'ufficio di presidenza dell'Italia dei Valori ha già dato mandato alle strutture del partito di organizzare una grande manifestazione di protesta, da tenersi a Roma, a difesa della Costituzione e contro il «decreto criminale salvaliste Pdl, varato dal Governo».
Lo fa sapere il leader del partito Antonio Di Pietro, riferendo anche che «nelle prossime ore sono previste riunioni con esponenti di altri partiti del Lazio al fine di convergere tutti insieme in un'unica manifestazione a difesa della legalità e delle regole del gioco». Di Pietro ritiene necessario «capire bene il ruolo di Napolitano» sul dl "salvaliste", una «sporca faccenda», per «valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l'impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni».
Il Partito dei Comunisti Italiani sta intando organizzando vari presidi contro il decreto del governo e sta facendo circolare dei fint "necrologi" che datano al 5 marzo la morte della democrazia.

mercoledì 3 marzo 2010

Iran: arrestato il regista Jafar Panahi




Arrestate diciassette persone in quel di Teheran dalle autorità iraniane. Tra queste persone vi era nientemeno che Jafar Panahi, vincitore nel 2000 del Leone d’Oro di Venezia, prelevato insieme alla figlia direttamente dalla sua abitazione.
Tra i film di Panahi, convinto detrattore di Ahmadinejad, ricordiamo “Il Cerchio” e “Oro rosso”, due film di denuncia sulla situazione iraniana. Panahi sarebbe stato arrestato dopo aver fatto richiesta alle autorità di un visto per partecipare ad aprile a una conferenza sul cinema iraniano in Germania.
Dal conto loro le fonti governative sostengono di avere arrestato il regista perché si sarebbe impegnato nella realizzazione di un documentario sulle recenti manifestazioni di piazza dopo le elezioni di giugno senza aver ricevuto il permesso dalle autorità di Teheran.
Panahi è stato arrestato in casa sua insieme alla moglie alla figlia, e la polizia nell’effettuare l’arresto si è premurata anche di far sparire il computer del regista e alcuni affetti personali.
Tra i premi della lunga e brillante carriera di Panahi ricordiamo oltre al Leone d’Oro succitato anche l’Orso d’argento al Festival di Berlino per il film “Offside. Panahi sarebbe stato portato dalle autorità in una località sconosciuta e lo stesso arresto non è stato reso noto dalle autorità bensì’ dal figlio, il quale ha subito denunciato l’accaduto su un sito di opposizione.

La nuova campagna d'Africa passa dalle dighe in Etiopia . Articolo tratto da www.nuovasocieta.it







di Luigi Nervo

Un altro paradiso naturale potrebbe venire calpestato da ditte occidentali senza scrupoli. Questa volta si tratta della Valle dell'Omo in Etiopia, la culla degli esseri umani: una terra antica dove sono stati ritrovati scheletri degli antenati dell'uomo vecchi 2,4 milioni di anni e che nel 1980 è stata riconosciuta dall'Unesco patrimonio dell'umanità. E questa volta c'è di mezzo l'Italia con una ditta, la romana Salini Costruttori, come principale appaltatrice e la Farnesina, tra i finanziatori.

Inizialmente il progetto prevedeva la costruzione di tre dighe, Gibe I, II e III, poi ne è stata aggiunta un'altra. Lo scopo è quello di incrementare la produzione di energia elettrica in un paese che ne è privo. Le prime tre dighe sono costate rispettivamente 200 e 400 milioni di euro e la cifra record per l'Etiopia di 1,4 miliardi. E, ironia della sorte, proprio la terza, la più grande, è crollato meno di due settimane dopo l'inaugurazione in pompa magna alla quale era presente il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. In origine si diceva che si tratta di una risorsa per la popolazione etiope, ma in realtà solo il 6% degli etiopi possiede un allacciamento alla rete elettrica nazionale, con una richiesta totale di 600 MW ben sostenuta dalla capacità di erogare 767 MW; tutto lascia pensare che invece sarà il contrario: già nel 2006 era stata concessa la distribuzione di 500 MW di elettricità provenienti da Gibe III al Kenya e altri paesi limitrofi hanno iniziato ad affacciarsi sulla Valle dell'Omo, primi fra tutti Sudan e Djibouti che dovrebbero importarne ulteriori 400 MW, e a seguire Egitto, Eritrea, Yemen e altri paesi del Sud e Est dell'Africa, i quali verrebbero collegati attraverso una rete. Insomma, l'energia prodotta da queste enormi dighe, verrà quasi tutta esportata all'estero e i villaggi etiopi che avrebbero dovuto ricevere l'elettricità sono ancora al buio.

Se le popolazioni non sono state toccate dai benefici di queste enormi costruzioni, ne hanno subito gli effetti negativi. Ad essere colpite sono state soprattutto le tribù che vivono lungo le sponde del fiume Omo, un corso d'acqua che con le sue piene stagionali detta i ritmi della produzione: è sulle sponde del fiume che gli agricoltori piantano le loro colture dopo ogni piena, i pascoli vengono rivitalizzati dalle esondazioni e questi ritmi naturali segnano quelli relativi alla migrazione dei pesci. Secondo un rapporto dell'Autorità etiope per la protezione dell'ambiente, la ESIA, verrebbero colpiti 100 mila agricoltori della bassa Valle dell'Omo, 100 mila allevatori della stessa area, 500 mila abitanti della zona dell'Omo meridionale, in gran parte rurale, e anche 300 mila unità delle tribù del lago Turkana in Kenya. È proprio questa l'altra zona colpita, un bacino che con un afflusso d'acqua minore si è quasi prosciugato e ha raggiunto alti livelli di salinità, con effetti devastanti sull'intero ecosistema che ormai è stato compromesso. Gli amministratori hanno promesso di produrre piene artificiali della durata di 10 giorni, ma la portata di queste esondazioni non potrà mai essere pari a quelle naturali che durano diversi mesi. Questi stravolgimenti rischiano di portare a crisi e carestie che potrebbero scatenare scontri armati tra le tribù. Oltre a subire il danno, queste popolazioni non possono nemmeno levare la loro voce a causa dell'alto livello di analfabetismo e della non conoscenza dell'aramaico. In più, non possono fare affidamento sulle organizzazioni umanitarie perché un provvedimento del governo etiope, il decreto 621/2009, impedisce l'attività a qualsiasi associazione o Ong locale che riceva più del 10% dei suoi finanziamenti da fondi esteri, in pratica la totalità di quelle operanti nel paese.

La vicenda assume contorni ancora più torbidi se pensiamo agli attori e alle loro modalità di intervento. Oltre ad autorità e aziende africane, sono coinvolti soggetti italiani e europei. Il made in Italy è evidente leggendo il marchio posto su queste dighe, è quello della ditta Salini Costruttori. La società è nella mani della famiglia Salini che la fondò nel 1940 e il nome del presidente del CdA, l'ingegner Simonpietro Salini, compare nell'elenco dei presunti appartenenti alla Loggia P2 sequestrata nel 1981 a Licio Gelli. Vincitrice anche dell'appalto per la linea C della metropolitana di Roma, l'azienda non è nuova a imprese in Africa: basti ricordare l'avventura in Uganda del 2000 a stretto contatto con un governo dispotico che ha fatto incarcerare i contestatori, o in Sierra Leone dal 1980, con una marea di finanziamenti ingiustificata, o sempre in Etiopia, a Beles, negli stessi anni con il craxiano Fondo Aiuti Italiano poi finito al centro dell'inchiesta su Tangentopoli. Anche il governo italiano ha preso parte all'impresa Gibe: contro i pareri negativi del Nucleo Tecnico di Valutazione della DGCS e del Ministero dell'Economia, è stato elargito un credito d'aiuto di 220 milioni di euro in favore dell'Etiopia per la realizzazione del progetto. Nel 2007 la Procura di Roma ha aperto un'indagine per presunta corruzione nei confronti della DGCS, ma nel luglio del 2007 il ministro Massimo D'Alema ha permesso il finanziamento di 250 milioni di euro per la realizzazione di Gibe III, linea per ora mantenuta anche dal governo che lo ha succeduto. Sul fronte internazionale è invece la posizione della Banca Europea per gli Investimenti, l'analogo della Banca Mondiale nel Vecchio Continente, a destare qualche sospetto: nel 2005 promuove un finanziamento di 50 milioni di euro in seguito ad una trattativa diretta con la Salini in violazione alle norme comunitarie e ripete l'operazione l'anno successivo con il benestare del Parlamento Europeo.

martedì 2 marzo 2010

Il Cile è in ginocchio.







I morti attualmente certificati sono 723, anche se dare le cifre in queste situazioni tragiche è sempre un compito tanto inutile quanto frustrante. Il Cile è in ginocchio e piange i suoi morti, anche se il timore è che visto l’elevato numero di dispersi questi possano ancora aumentare.
In molte zone manca la luce elettrica e comincia anche a scarseggiare il cibo con fenomeni diffusi di sciacallaggio con la popolazione vittima di isteria collettiva che cerca di accaparrarsi ogni genere di merce in vista di un futuro che si vede senza speranza.
I soccorsi offerti dal governo sono stati insufficienti sin dal primo momento tanto che il governo ha dovuto richiedere all’ONU l’intervento della comunità internazionale. Contro lo sciacallaggio è intanto stato imposto il coprifuoco nelle città di Concepciòn, Talca, Cauquenes e Constitutiòn.
Hilary Clinton è intanto atterrata a Santiago del Cile per manifestare al governo e ai cittadini cileni la vicinanza degli Stati Uniti in questo tragico momento di lutto. Con la Clinton anche qualche aiuto made in USA consistente soprattutto in attrezzature per la comunicazione.
Tra le richieste cilene soprattutto quella di attrezzature mediche e di ospedali da campo, oltre che di attrezzature per purificare l’acqua.
Intanto pare che l’UE sia disposta a stanziare ben 4 milioni di dollari, il Giappone circa 3 e la Cina un milione, per un terremoto, quello cileno, circa 800 volte superiore per potenza rispetto a quello che ha flagellato l’isola di Haiti. Questo terremoto sarebbe stato talmente potente da spostare impercettibilmente, ma permanentemente l’asse terrestre, comportando quindi un alterazione della massa planetaria.
Vista la potenza immane del sisma il Cile se non può dire di essere stato fortunato può almeno consolarsi di averla nonostante tutto scampata.

lunedì 1 marzo 2010

Esclusa la lista Formigoni




Dopo la vicenda Polverini ancora bufera nel PDL, questa volta è la Lombardia a essere nell'occhio del ciclone. E' arrivata infatti la decisione della Corte d'Appello della Lombardia di escludere dalle elezioni la lista "Per la Lombardia" di Roberto Formigoni per la non validità di 517 firme. E' stato dunque accolto il ricorso presentato dalla lista dei radicali. La legge infatti prevede la raccolta di non meno di 3500 firme e non più di 5000 firme e dunque le irregolarità riscontrate hanno portato all'esclusione della lista.

Riciclaggio, si dimette Di Girolamo "Ho sbagliato ma non sono mafioso"


Il soldatino Di Girolamo evita di mettere in crisi il PDL e si dimette




Con una lettera al presidente del Senato Nicola Di Girolamo ha presentato le dimissioni da senatore. Toccherà ora all’aula valutare se accettarle oppure no (con voto segreto).

Non ci dovrebbero essere sorprese nella votazione visto che sia il Pd che il Pdl si sono già espressi a favore della decadenza del senatore accusato di essere il referente in Parlamento di una cosca della 'ndrangheta e finito nell'inchiesta sul riciclaggio che ha portato in carcere 56 persone fra cui Silvio Scaglia ex amministratore delegato di Fastweb.
Il PDL, evita così di dover concedere nuovamente l’impunità parlamentare a un suo eletto facendogli presentare le dimissioni, mentre porta avanti la legge bluff sulle “candidature pulite” in cui non è presente nemmeno l’ombra di un controllo sulla fedina penale dei candidati da farsi nella preparazione delle liste prima delle competizioni elettorali.

La Legge è uguale per tutti.




Fa sicuramente discutere il caso della mancata presentazione delle liste del PDL nella provincia di Roma per le prossime elezioni regionali. Eppure in questi casi la legge è chiara: tutte le liste andavano presentate entro le ore 12 di sabato 27 febbraio 2010 corredate di tutta quanta la documentazione necessaria, pena l’esclusione dalla competizione elettorale. Questa norma inoltre è valida da sempre, non è quindi neppure un’invenzione di qualche magistrato talebano o comunista per fare in modo che la Polverini non venisse eletta. In uno stato diritto, non ci dovrebbe nemmeno essere la possibilità di vincere ricorsi o di appellarsi al Capo dello Stato. Nemmeno il Padre Eterno in teoria potrebbe fare nulla. D’altronde di tempo per la presentazione, le liste ne hanno eccome: era infatti già possibile depositarle dalle 8 di mattina del giorno prima evitando così di recarsi in Tribunale all’ultimo minuto. Il problema posto è quello della democrazia contro la burocrazia: è vero certo che il PDL rappresenta il 40% circa dell’elettorato nella provincia di Roma, eppure se ad arrivare in ritardo fosse stata un’altra lista, che rappresentasse magari solo lo 0,001 dell’elettorato, non si sarebbe sicuramente sollevato nessun polverone, probabilmente non sarebbe apparso neppure un trafiletto su qualche giornale locale, ma non sarebbe in questo caso anche una mancanza di democrazia perché sarebbe negato ad alcuni elettori di esprimere le proprie idee?
Aspettando gli ulteriori sviluppi dei vari ricorsi, ricordiamo che la legge è uguale per tutti, anche per le liste. La prossima volta si scelgano meglio i delegati di lista.