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mercoledì 2 giugno 2010

Paolo Barnard: Israeli Defence Force uccide civili per scelta politica Di Luigi Nervo tratto da www.nuovasocieta.it






Dell'aggressione israeliana della Freedom Flotilla, avvenuta in acque internazionali contro una delegazione di pacifisti, ne stanno discutendo tutti i media, anche quelli che hanno a lungo taciuto la vicenda che vede protagonisti i palestinesi e i coloni israeliani che hanno occupato le loro terre. Si tratta di un episodio isolato? È una "tragedia" come sostengono alcuni? Oppure si tratta di una conseguenza dell'atteggiamento assunto da Israele fin dai primi anni dell'occupazione? Ne abbiamo parlato con Paolo Barnard, giornalista e scrittore, profondo conoscitore dei problemi dell'area e autore nel 2006 del libro "Perché ci odiano", approfondimento del servizio televisivo "L'altro terrorismo", mandato in onda da Report nel 2003.

Molti hanno accusato Israele per l'aggressione, altri hanno persino detto che ha fatto bene a sparare. Lei come giudica l'accaduto?

Ciò che è accaduto è frutto della struttura 'genetica' dell'esercito d'Israele, che si forma negli anni '30 del XX secolo come forza dedita al terrorismo contro civili, e che ha mantenuto questo suo specifico per 60 anni. La Israeli Defence Force ammazza civili per scelta politica. Nel gennaio del 1948, i padri fondatori d'Israele Yigal Allon e Ben Gurion dichiaravano che "C'è bisogno di una reazione brutale. Dobbiamo essere precisi su chi colpiamo, se accusiamo una famiglia palestinese dobbiamo colpirli senza pietà, donne e bambini inclusi; non dobbiamo distinguere fra colpevoli e innocenti". Nella guerra arabo ebraica del 1948, Ben Gurion riservò le migliori unità militari dell'Hagana per il compito specifico di pulire etnicamente i villaggi di civili palestinesi facendo stragi, come rivelato dallo storico israeliano Ilan Pappe nel suo La Pulizia Etnica della Palestina. Nel 1978, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito d'Israele, Mordechai Gur, dichiarò all'analista militare israeliano Ze'ev Schiff che "Per 30 anni abbiamo combattuto una guerra contro civili che vivono in villaggi; abbiamo colpito civili consciamente perché se lo meritano; il nostro esercito non ha mai fatto distinzione fra target militari e civili, ma ha attaccato di proposito target civili". Nel 2000, Dan Halutz, che sarà Capo di Stato Maggiore dell'esercito di Tel Aviv, dopo un attacco aereo da lui stesso condotto su Gaza e dove furono massacrati dei civili dichiarò "Cosa ho provato? Solo una piccola scossa al mio aereo per lo sgancio della bomba, ma dopo un secondo passa tutto". Se a questo si aggiunge la totale impunità garantita a Tel Aviv dagli Stati Uniti, essendo Israele la più grande base militare USA del mondo, abbiamo un binomio micidiale di esercito assassino di civili che non teme sanzioni. Ecco come accade una tragedia come quella della Flottilla.

Spesso l'opinione pubblica tende a semplificare la situazione palestinese e distigue nettamente tra buoni e cattivi. Generalmente i palestinesi vengono considerati terroristi, quelli che lanciano i missili Qaassam su Israele. Qual è realmente la situazione? Quali sono le vittime?

Il discorso è enormemente lungo. Si può abbreviare dicendo che i palestinesi sono vittime da oltre 80 anni di ogni sorta di violenza, sopruso, discriminazione, crimine di guerra e razzismo. Già nel 1982, l'ex ambasciatore israeliano all'ONU Abba Eban aveva detto "Il quadro che emerge è di un Israele che selvaggiamente infligge ogni possibile orrore di morte e di angoscia sulle popolazioni civili, in una atmosfera che ci ricorda regimi che né io né il signor Begin oseremmo citare per nome". Oggi i palestinesi che si fanno esplodere contro i civili israeliani sono uomini ridotti a una tale esasperazione che nessuno di noi può comprendere. Essi reagiscono con un crimine a un crimine immensamente più feroce di quanto loro abbiano mai fatto. La loro è REAZIONE al terrorismo decennale di Israele, non è terrorismo in prima battuta.

Lei ha visto la situazione in cui vivono i palestinesi nei territori occupati. Ce la può descrivere brevemente?

Nella Cisgiordania vivono esattamente come i neri del Sudafrica razzista vivevano nei famigerati Bantustan. Sono untermenschen a tutti gli effetti, cioè esseri umani considerati inferiori e spesso terrorizzati dai coloni ebraici. Non per nulla lo stimato giurista sudafricano John Dugard, incaricato ONU, giudicò nel 2007 l'occupazione come "Apartheid". A Gaza la situazione è di prigione a cielo aperto, dove 1 milione e mezzo di persone sono costrette a condizioni di vita disumane a causa dello strangolamento economico e militare d'Israele con la complicità di ogni governo occidentale, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e di ogni altra legge umanitaria internazionale, un vero crimine internazionale. Lo stesso senatore americano John Kerry, dopo una visita a Gaza del marzo 2009, espresse oltraggio nell'aver constatato che Tel Aviv proibiva il passaggio a Gaza persino della pasta, delle matite, delle lenticchie, dei purificatori dell'acqua, del gas da cucina e dei medicinali essenziali. Va compreso che Israele sta portando avanti una politica di pulizia etnica della Palestina da oltre 70 anni, e che oggi a Gaza viene attuata con lo strangolamento e riduzione in condizioni sub-umane dei palestinesi, col fine di costringerli a chiedere asilo nei Paesi arabi limitrofi in seguito ad accordi internazionali.

In alcuni momenti della storia israeliano-palestinese ci sono stati degli spiragli di speranza, ma poi sono sempre stati vanificati da episodi sanguinosi. Secondo lei è possibile ottenere la pace nella regione?

No. Non nelle presenti condizioni. Se gli USA non decideranno di abbandonare Israele come loro base militare in Medioriente, nulla cambierà. Solo Washington può in pochi attimi costringere Tel Aviv a più miti consigli e ad accettare la pace che ha rifiutato per 40 anni di fila (le prove storiche di questo rifiuto sono pubblicate).

Una delle accuse che viene fatta a chi appoggia i palestinesi è quella di antisemitismo e il fantasma che viene agitato è quello dell'Olocausto. Ha senso secondo lei collegare queste due vicende storiche?

Solo l'ignoranza della storia della colonizzazione sionista della Palestina può suggerire un collegamento fra Olocausto, antisemitismo e violenza palestinese. Il destino dei palestinesi fu segnato 40 anni prima dell'Olocausto, quando il progetto di pulizia etnica ai danni della popolazione araba di Palestina fu finalizzato da Theodor Herzl, Israel Zangwill, Chaim Weizmann, Ben Gurion e altri. Da Weizmann che parlava dei "negri di Palestina per cui non v'è alcun valore" a Herzl che disse "tenteremo di sospingere i palestinesi in povertà oltre le nostre frontiere negandogli ogni occupazione sul nostro territorio", passano pochi anni, e siamo fra il 1897 e il 1920. L'Olocausto è stata la tragedia ebraica che ha solo esacerbato la persecuzione dei palestinesi per mano dei criminali sionisti, e vi ricordo che gli insigni Albert Einstein e Hannah Arendt già nel 1948 avevano pienamente riconosciuto quel piano criminoso al punto da definire le condotte sioniste "di stampo nazista".

In Italia come viene percepita dall'opinione pubblica la questione palestinese? Quanto e come ne parlano politici e mezzi di informazione?

La popolazione italiana è stata infarcita da sempre di menzogne semplicistiche sul conflitto israelo-palestinese, e i media macinano incessantemente la stessa narrativa falsa di Israele come democrazia minacciata dall'irriducibile fanatismo violento degli arabi. Ciò accade perché la quasi totalità dei nostri colleghi ha il terrore di rischiare la carriera e la posizione pronunciando anche solo una parola vicina alla verità sul conflitto. Chi osa sfidare il tabù dell'intoccabilità del terrorismo storico d'Israele sprofonda negli scantinati dell'informazione, è finito. Lo sanno bene Furio Colombo, Travaglio e persino Saviano, che hanno diligentemente osservato il sopraccitato comandamento. I politici non fanno eccezione, e si pensi solo al caso di Massimo D'Alema, figlio del comunismo italiano, che da ministro degli esteri ha pedissequamente obbedito all'ordine di strangolamento del popolo palestinese - crimine contro l'umanità in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra - senza fiatare.

L'unica speranza per la Palestina è creare nelle opinioni pubbliche occidentali la consapevolezza di cosa veramente è Israele - che non è una democrazia, che non deve difendersi, che è il vero terrorista, che è il peggior pericolo in Medioriente - e di quanto abominevole sia la sua totale impunità. Poiché fino a quando le opinioni pubbliche occidentali continueranno a credere che "SI', magari Israele uccide e sbaglia, MA Israele è l'unica democrazia, MA Israele deve difendersi, MA Israele è vittima del terrorismo arabo, Ma Israele è comunque il meno peggio ecc.", non vi sarà massacro, non vi sarà giovane vita sacrificata, non vi sarà eroismo che farà una qualsivoglia differenza per la giustizia in Palestina.

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