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venerdì 12 febbraio 2010

Si avvicina il congresso della CGIL





Dal 5 all'8 maggio a Rimini si terrà il sedicesimo congresso della CGIL.

La carne sul fuoco è molta e la situazione politica non è tale da permettere attese e inutili sprechi di tempo prezioso. Questo sedicesimo congresso al contrario si presenta come uno dei più importanti anche perché dal suo svolgimento dovranno emergere le direttive per il futuro di quello che resta nonostante tutto il primo sindacato italiano per numero di iscritti.

Si vota intanto in ogni posto di lavoro per il rinnovo di ogni organo dirigente a tutti i livelli e ci si accinge alla vibrante discussione inerente due differenti mozioni. La prima mozione: "I diritti e il lavoro oltre la crisi", di maggioranza, è quella perorata da Epifani e dalla segreteria sindacale, e in Piemonte fa capo a Donata Centa; la seconda mozione: "Per la Cgil che vogliamo" di minoranza è invece caldeggiata dalla FIOM e dalla Funzione pubblica.

La seconda mozione vede come primo firmatario il segretario dei bancari Domenico Moccia, il segretario confederale Nicoletta Rocchi, il leader della FIOM Gianni Rinaldini e della Funzione Pubblica Carlo Podda. Tale mozione si prepone l'istituzione delle primarie nel mondo sindacale e ritiene esiziale l'aumento delle pensioni più basse insieme al riportare al centro dell'agone politico la centralità del lavoro indeterminato a discapito della precarietà.

Indipendentemente dal contenuto specifico delle mozioni si arriva a questo congresso dopo un 2009 di lungo lavoro di CGIL CISL e UIL con Confindustria e con la mediazione del governo per superare le regole del contratto del lavoro. A luglio la nuova proposta delle regole per i nuovi contratti di lavoro non è stato firmata dalla CGIL e ciò ha comportato una serie di gravi problemi perché CISL e UIL fanno riferimento al nuovo contratto, mentre la CGIL continua a fare riferimento al vecchio.

Quali sono i motivi che hanno portato la CGIL a non firmare il nuovo accordo? Innanzitutto ogni 2 anni si discute per aumentare le paghe minime dei lavoratori; secondo il vecchio modello si ha un tasso di inflazione programmata con ogni punto di inflazione che corrisponde a un aumento di 18 euro. Secondo il nuovo modello invece al tasso di inflazione programmata va sottratto quello dell'inflazione importata e poi a ogni punto corrisponderanno 15 euro e non più 18. Ma la caratteristica peculiare del nuovo modello è che è abolita la contrattazione e soprattutto che la contrattazione aziendale può abbassare i minimi stabiliti del contratto nazionale. Ciò che scaturisce dall'applicazione del nuovo modello inoltre è una cura del lavoratore "prima" e "dopo" l'impiego e non "durante". Come si vede la carne al fuoco è tanta e le due mozioni si dividono proprio sull'aderire o meno al nuovo modello: mentre la mozione di maggioranza infatti studia un modo per rientrare nel nuovo modello, la seconda mozione al contrario rifiuta nettamente tale possibilità e chiede ai suoi aderenti di tenere duro per spostare il baricentro dell'organizzazione sindacale sulle proprie posizioni.

Chiaramente per la CGIL rimanere fuori dal modello nazionale è delicatissimo perché potrebbe significare uno svuotamento delle prerogative sindacali considerato anche che come abbiamo ricordato la CGIL conta circa 5 milioni di iscritti ed è ancora il primo sindacato come numero di iscritti in Italia.

Che esista una divisione all'interno della CGIL del resto ne è convinto Giorgio Cremaschi, esponente della sinistra radicale contro Epifani, il quale in vista del congresso di maggio in un intervista rilasciata su LEFT a Manuele Bonaccorsi ha dichiarato: "Uniti solo a parole. Tra noi c'è chi vuole accettare il nuovo modello contrattuale.... Siamo completamente allo sbando. Nei fatti ci sono due Cgil, con due pratiche opposte: i lavoratori pubblici, la scuola, i metalmeccanici subiscono la logica degli accordi separati. Mentre altre categorie, i chimici e gli alimentaristi, firmano accordi in applicazione del nuovo modello contrattuale. La Cgil è unita solo a parole". Cremaschi ha inoltre addossato le responsabilità per il clima di tensione all'interno della CGIL proprio alla maggioranza, colpevole a suo dire non riconoscere i diritti della minoranza di esprimere la propria contrarietà in merito alle proposte di Epifani.

Per il bene dei lavoratori e degli iscritti si spera che al più presto venga trovata una quadra capace di compattare il sindacato e di rilanciarlo su scala nazionale per tutelare i lavoratori in un periodo in cui ne hanno veramente un disperato bisogno.

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