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lunedì 7 giugno 2010

L’Ungheria rischia di essere travolta dalla crisi?






di Daniele Cardetta

L'epicentro del nuovo terremoto si trova in Ungheria, in quel di Budapest, la città divisa in due dal Danubio.

Un paese quello ungherese scivolato silenziosamente nel dominio della destra nazionale, la quale è riuscita a ottenere una maggioranza insperata e prometteva meno tasse e più soldi per tutti. Il premier Viktor Orban ha però dovuto tirare i freni di emergenza perché è risultato subito evidente che le cose stavano andando nella direzione completamente opposta.

"Sono state pronunciate frasi infelici, i nostri conti pubblici sono solidi": ha dichiarato il sottosegretario Vàrga sottolineando come siano stati troppo frettolosi a indicare l'Ungheria come la nuova Grecia. Troppo tardi però la rettifica del governo dato che la crisi volontaria prodotta dall'entourage della destra nazionalista stabilitosi a Budapest ha nei fatti mandato in tilt il mercato finanziario facendo venire meno la fiducia dei finanziatori nell'ex satellite sovietico.

Gli allarmi del premier Orban, che in Europa guardacaso ammira un personaggio come Silvio Berlusconi, sembrano avergli azzerato il capitale di credibilità che era riuscito a guadagnarsi a seguito della vittoria alle elezioni.

Orban aveva promesso una lotta senza quartiere ai comunisti corrotti, spese per chi lavora e tagli alle tasse generalizzati, ma la Commissione europea ha dovuto svegliare lui e il suo partito, il Fidesz, dal sogno, ricordando loro che è tempo di strette economiche e non di sgravi. Orban dunque dal promettere tagli sarà costretto ad annunciare tagli di rigore pesante, e il timore fondato degli analisti politici è che il credito che inevitabilmente tali manovre porteranno a perdere al Fidesz possa essere in qualche modo intercettato dalle camicie nere di Jobbik, inquietante leader dell'ultradestra.

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