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martedì 8 giugno 2010

Grecia: un nuovo modello di sviluppo è possibile. Di Daniele Cardetta



Come si è scritto abbondantemente in un profluvio di parole e articoli un po’ in tutta Europa, in Grecia è passato un attacco ai diritti senza precedenti, un attacco sferrato dal governo con il beneplacito e con le pressioni dell’UE.
E’ saltato il carattere sociale della previdenza, il diritto alla cura medica e alla salute è stato giocoforza ridotto per via dei tagli al sociale, il che vuol dire che le famiglie delle classi popolari e lavoratrici dovranno spendere in media più denaro per soddisfare i bisogni primari: sanità, farmaci, prevenzione e trattamento.
L’assalto ai diritti popolari riguarda anche e soprattutto il lavoro con l’abolizione della contrattazione collettiva. Ciò significherà che le già esigue entrate delle famiglie greche si assottiglieranno ulteriormente a causa dell’aumento dei prezzi e delle tasse e dell’immobilismo degli stipendi, quando ci sono ovviamente.
Anche la disoccupazione sta aumentando in maniera allarmante con quella giovanile che sta raggiungendo livelli da record ed è un arma formidabile nelle mani dei datori di lavoro che la stanno utilizzando per ridurre le richieste dei lavoratori in modo cinico e inesorabile.
Passando alla scuola, anche questa funzionerà ora come una vera e propria azienda, con il governo che sta cancellando il diritto all’istruzione per i meno abbienti e sta iniziando a organizzare il licenziamento massivo di una quota importante di personale scolastico.
Secondo il PAME , forte sindacato greco legato al KKE, tali misure sarebbero state pianificate in tempi non sospetti dal capitale, dall’UE e dai vari partiti liberali al potere. Lo scopo di queste misure per i sindacalisti greci sarebbe stato quello di superare la crisi a vantaggio della plutocrazia e di creare le condizioni favorevoli a un aumento dei profitti delle grandi aziende a detrimento degli stipendi popolari.
Il PAME asserisce inoltre che il debito del paese ellenico proverrebbe in realtà dai benefici fiscali connessi ai grossi captali, e dalle eccessive spese militari inserite nel consesso della NATO. I responsabili della crisi sarebbero gli industriali, gli armatori, i grossi commercianti, tutte categorie che non solo usciranno indenni dalla crisi, ma anzi vedranno i loro profitti ancora una volta salire alle stelle. Secondo dati forniti dal responsabile Internazionale del PAME le finanze delle grandi abnche greche sarebbero aumentate di 275 miliardi di euro nel 2004 e di 579 nel 2009. L’evasione fiscale delle 5000 grandi industrie note in Grecia ammonterebbe a circa 15 miliardi di euro e le industrie quotate in borsa nel 2009 avrebbero avuto profitti pari a circa 12 miliardi di euro.
Il PAME dal conto suo si sta battendo per dimostrare che esiste la possibilità di un altro modello di sviluppo che possa andare incontro ai bisogni delle persone al posto che servire ad aumentare i profitti di pochi.

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