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domenica 19 settembre 2010

Colombia: le Farc continuano la guerriglia




La cosiddetta guerra civile colombiana che sta insanguinando il paese ormai perdura da più di un decennio. Certo l’intensità di questa guerra civile strisciante non è stata sempre uniforme, attraversando fisiologici alti e bassi, tuttavia nonostante si siano alternati i governi alla guida di Bogotà, sembra che si sia ancora ben lontani da una conclusione.
Il Comandante in Capo delle Farc, Alfonso Cano, alla fine del luglio scorso aveva avuto l’idea di convincere il nuovo governo ad aprire dialoghi di pace al fine di cercare di porre fine alla guerra civile. Questa decisione presa dalle Farc è arrivata dopo qualche mese in cui i guerriglieri avevano dato sfoggio di alcuni gesti di buona volontà, per esempio liberando in modo unilaterale alcuni prigionieri di guerra. La risposta del governo di Bogotà è stata però negativa, tanto che le autorità hanno anzi reagito intensificando la repressione e la guerra contro i guerriglieri, forse interpretando la richiesta di trattative come un chiaro sintomo di debolezza.
Il governo di Santos, l’uomo che ha raccolto l’eredità di Alvaro Uribe, ha perso l’occasione storica di raggiungere un accordo con la guerriglia, illudendosi forse di aver finalmente la concreta possibilità di piegare i gruppi armati presenti nel territorio colombiano. Alla luce degli ultimi fatti di cronaca però è chiaro che il governo Santos ha commesso un grave errore di valutazione in quanto le Farc, come riconosciuto dalla Croce Rossa Internazionale e da diverse Ong, erano tutt’altro che in uno stato di debolezza. Persino alcuni militari avevano infatti recentemente riconosciuto la pericolosità militare delle Farc, non allineandosi alla versione trionfalistica della “Seguridad Democràtica” propagandata da Uribe.
Il governo di Uribe prima, e di Santos poi, ha avuto sempre tutto l’interesse a dipingere un quadro parziale delle operazioni belliche, le quali venivano compiute quasi sottotraccia, lasciate nell’ombra dai media nazionali e internazionali. Coloro che invece combattono questa vera e propria guerra hanno chiaramente una visione della stessa completamente differente, e sono i dati stessi a mostrarne il vero volto al mondo.
Solo negli ultimi giorni sono infatti caduti sotto i colpi delle Farc almeno una quarantina tra soldati e poliziotti, con un numero non ancora precisato di feriti e diversi scomparsi, i quali potrebbero anche essere stati presi prigionieri dai guerriglieri. Negli ultimi dieci giorni si sono anche registrati diversi attacchi alle infrastrutture statali, come oleodotti, tralicci elettrici, e sedi della polizia politica; come ammesso anche dal ministero della Difesa.
Persino le autorità colombiane, da sempre aduse a dare un quadro ottimistico dell’andamento della guerra civile contro i guerriglieri, parlano ora delle Farc che si sarebbero adattate alle nuove condizioni di guerra, ammettendo se non altro una situazione si stallo che perdura in realtà da chissà quanto tempo. Sicuramente il governo di Santos ha perso una occasione d’oro per raggiungere un accordo, o perlomeno una tregua, con le Farc, le quali ora paiono essere pronte a riprendere le offensive su larga scala mettendo in seria difficoltà le autorità colombiane.

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