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venerdì 3 dicembre 2010

Wikileaks, il new world order e la caduta di Berlusconi





"Vogliono farmi fuori come con Mattei": queste le parole con cui Silvio Berlusconi ha deciso di commentare tutti i dati che stanno continuando a venire fuori da Wikileaks e che rendono di pubblico dominio le sue fosche relazioni internazionali con Putin &co. Hanno reso di pubblico dominio anche i suoi "wild parties" i quali avrebbero ormai da tempo seriamente minato il suo stato di salute, al punto da rendere preoccupati i suoi alleati di Washington.
Innanzitutto anche solo a ipotizzare un raffronto tra Silvio Berlusconi e il defunto Mattei viene da ridere, non fosse altro che per la diversa levatura morale dei due personaggi, imparagonabili e troppo diversi. In secondo luogo, e lo abbiamo già detto, Assange non sta rivelando nulla di incredibile, almeno in Italia sapevamo già tutto quanto sul conto di Mr. B, se non altro tutto ciò servirà a diffondere anche nel mondo un ritratto quantomai verosimile delle abitudini del "nostro" Premier.
ma alla fine chi ne ha tratto giovamento dalle dichiarazioni uscite fuori da Wikileaks? Non certo l'Iran, che, come sappiamo, è il primo nemico di Israele, paese che stranamente non viene toccato in nessun modo dalle rivelazioni si Assange. Inoltre non può davvero essere un dettaglio che il succitato Assange possa permettersi di mettere in crisi l'intera diplomazia internazionale impunemente, senza che nessuno abbia pensato di prevenire la sua azione, peraltro abbondantemente prevista e niente affatto orchestrata nell'ombra. Assange dal conto suo ha dichiarato di voler rendere pubbliche tutte le carte che dimostrano le fonti di finanziamento di Wikileaks, pensando forse che la gente sia così ingenua da credere che i servizi segreti non siano abili a costruire coperture finanziarie in giro per il mondo. Da un punto di vista pragmatico poi, è proprio Israele a trarre vantaggio dalle rivelazioni dell'hacker, in quanto si è sdoganato in modo inequivocabile il prossimo conflitto contro teheran, in modo che già ci si possa allenare a masticare il concetto, come se volesse concederci qualche mese per entrare in quell'ordine di idee. E che non sia una semplice idea di qualche scettico, viene sottolineato anche dal governo turco, il quale ha espresso in modo ufficiale il dubbio che dietro al volto cinematografico di Assange possa celarsi proprio la longa manus di Tel Aviv.

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