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martedì 26 ottobre 2010

Un paese allo sbando





Un paese allo sbando quello che si appresta a "festeggiare" il suo centocinquantesimo anno di età. Allo sbando per molti motivi, a cominciare dalle barricate fumanti di Terzigno, dove un popolo disperato lotta per il proprio diritto alla salute e al benessere. Proprio negli ultimi giorni tra i disperati di Terzigno che lottano contro la polizia qualcuno ha dato alle fiamme una bandiera italiana, ennesima riprova di quanto fragile è ormai il legame che tiene insieme gli italiani, sempre più atomizzati e ridottti a un insieme di comunità che nemmeno più si riconoscono come facenti parti della stessa realtà statuale.
Ci aveva pensato la Lega Nord a porre a seminare la discordia all'interno della nostra amata Italia, ma evidentemente un malessere pià profondo è alla base di questa sfiducia nei confronti delle istituzioni e dello Stato in sè; una sfiducia che sta trascinando l'intero Paese verso il baratro. E mentre il Paese va a rotoli i mass media bombardano giorno e notte con le vicende della Scazzi, la ragazzina assassinata dallo zio o dalla cugina,il solito giallo che lascia gli italiani incollati di fronte alla televisione, finalmente consentendo loro di dare soddisfazione alla propria morbosa curiosità. E si perchè mentre centinaia di idioti si recano in pellegrinaggio nella casa dove la Scazzi è stata uccisa accadono cose molto più importanti, che evidentemente però annoiano la maggior parte dei nostri compatrioti, adusi a interessarsi da sempre solo a ciò che riguarda il proprio orticello, e nulla più.
Accade che Gianfranco Fini e Futuro e Libertà dopo aver lanciato strali contro Berlusconi e la sua Maggioranza, continua a minacciare il rischio di una crisi,una crisi che a ben vedere non sembra più così' vicina come si è vociferato fino a poco tempo fa. Del resto se si andasse nuovamente alle elezioni con ogni probabilità sarebbe nuovamente il PDL insieme alla Lega ad aggiudicarsi la vittoria, stanti le enormi e insanabili contraddizioni che allignano dentro la coalizione del centrosinistra. Accade che Roberto Cota dopo aver vinto grazie a liste a dir poco truccate, riceve una misteriosa lettera di non meglio specificate minacce, e il giorno dopo accade che il Consiglio di Stato altrettanto misteriosamente annulla il riconteggio che stava in modo inclemente stabilendo la vittoria della Bresso, candidata della coalizione di centrosinistra. Accade che a Terzigno e a Cagliari scoppia la rivolta per le strade, con la polizia che carica e manganella. Accade anche che il 16 ottobre la Fiom scende in piazza insieme a migliaia di bandiere della Federazione della Sinistra, con i simboli della falce e del martello in prima linea, e che il giorno dopo i giornali oscurino del tutto il fatto, parlando di piazza "tutta per Vendola". Accadono tutte queste cose in Italia, ma non sembra in fin dei conti che per gli italiani tutto questo sia importante. Non è importante la disoccupazione galoppante, non è importante il razzismo, non è importante più nessun discorso generale che riguardi la collettività, per gli italiani ormai è importante solo ciò che riguarda se stessi. E' la sconfitta dello Stato, la sconfitta della solidarietà e della società, la sconfitta di quei valori che hanno costruito quel poco che c'è di buono in questo martoriato paese.
Tante volte questo Paese si è trovato di fronte a situazioni apparentemente senza uscita, e in qualche modo ha sempre trovato dentro di sè quelle energie capaci di consentire una reazione e di riuscire a rialzarsi. Anche questa volta se l'Italia avrà il coraggio di affidarsi a quelle forze che cerca di tarpare, come i giovani che si sono visti privare del futuro, avrà qualche possibilità di farcela, ma occorre fare in fretta, prima che i barbari leghisti e gli uomini del sultanato berlusconiano completino l'opera di atomizzazione della società.
la sinistra in Italia ha avuto per anni un arma invincibile: l'Unità. Quest'arma è stata sgretolata a partire dalla Bolognina, e da allora il regresso è stato irreversibile. E' chiaro che Berlusconi e soci preferiscono avere a che fare con un gruppo di individui, ognuno con le sue richieste, piuttosto che con una massa organizzata di cittadini che si mettono insieme per cercare risposte collettive ai problemi. Questo a ben vedere è stato il capolavoro della destra, un capolavoro preparato nei minimi dettagli da anni che oggi sta raggiungendo una delle fasi più avanzate di applicazione.
Noi però abbiamo ancora una grande arma: esistiamo. Dopo tutto quello che è successo non solo continuamo a esistere, mantenendo in piedi delle strutture bene o male operanti in tutto il territiorio, ma ci siamo anche stabilizzati, iniziando anche a intraprendere delle manovre che potrebbero portare a un rilancio, o comunque a un reinserimento delle nostre istanze sul tavolo della politica che conta. Tutto questo di per sè dovrebbe rappresentare una iniezione di fiducia per tutti i militanti, anche perchè il sistema che abbiamo sempre combattuto, quello capitalista, si mostra ora pieno di crepe che ne minano, forse per sempre, la stabilità. Lottare per una società più giusta, dove lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo venga per sempre abolito, è quello che noi vogliamo fare, ed è anche il motivo per cui possiamo a testa alta dichiararci ancora, nel XXI secolo, comunisti. La differenza tra noi e gli altri che fanno politica in questo paese è proprio questa: noi abbiamo gli ideali, gli altri i profitti. Alla lunga la diversa qualità dell'offerta politica non potrà che emergere.


Daniele Cardetta

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