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giovedì 29 aprile 2010

Cinque decenni dopo il suo "anno" l'Africa lotta ancora contro l'imperialismo. Tratto da www.resistenze.org




da Workers' World - www.workers.org/2010/world/africa_0429/
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

di Azikiwe Abayomi
Pan-African News Wire

Nel 2010 ricorre il 50° anniversario "dell'Anno dell'Africa", quando 17 ex territori coloniali conquistarono la loro indipendenza nazionale nel corso del 1960.

I movimenti di liberazione in Africa avevano preso slancio dopo la seconda guerra mondiale, quando le potenze coloniali europee si trovavano indebolite a causa della reciproca distruzione del 1939-1945.

Il colonialismo era un sistema di oppressione nazionale e di sfruttamento, con origini nella Atlantic Slave Trade iniziata nel XV secolo. Dopo quattro secoli di schiavizzazione degli africani nei Caraibi, in America Latina, nel Nord America e nel continente africano stesso, gli imperialisti dell'Europa occidentale consolidarono il loro sistema coloniale con la Conferenza di Berlino 1884-1885.

Il popolo africano ha resistito alla rapace tratta degli schiavi e all'invasione colonialista per secoli. A partire dalla fine del XIX secolo fiorirono in tutto il continente africano e in altri territori del continente rivolte e movimenti anticoloniali.

Nonostante le due guerre interimperialiste della prima metà del XX secolo, nel 1945 il colonialismo in Africa rimaneva sostanzialmente intatto. Per legittimare i loro crimini, i colonialisti europei giustificavano la loro presenza nel continente africano con il pretesto di stimolare lo sviluppo economico e preparare gli stati africani all'eventuale indipendenza futura. L'introduzione dei sistemi di produzione e del commercio capitalista, tuttavia ottennero l'unico effetto di massimizzare i profitti e rafforzare il controllo politico degli imperialisti.

Per esempio durante il periodo coloniale il governo britannico istituì nello stato occidentale del Ghana, chiamato Costa d'Oro, un'economia basata sulla monocultura del cacao, che forniva alla classe dirigente britannica un efficace mezzo di sfruttamento del territorio africano.

Le miniere d'oro diedero l'impulso per la costruzione nel 1901 della prima ferrovia del territorio, che si estendeva dalla zona mineraria di Tarkwa a Sekondi. Dopo la costruzione della linea ferroviaria della Costa d'Oro, il saggio di profitto delle miniere d'oro crebbe rapidamente: le esportazioni aurifere salirono da £ 22.000 nel 1897 (tutte le cifre sono espresse in sterline inglesi) a £ 255.000 nel 1907 e £ 1.687.000 nel 1914 alla vigilia della prima guerra mondiale.

La ferrovia venne prolungata a Kumasi nel 1903 per garantire il dominio politico e militare sulla regione di Ashanti [odierno Ghana centrale, ndt]. Questo fattore consentì la penetrazione delle foreste che gli inglesi sfruttarono per l'estrazione della gomma. Intanto un ulteriore espansione della coltivazione del cacao conseguì profitti eccezionali per i colonialisti inglesi.

Nel 1901, il valore di cacao esportato dalla colonia era di £ 43.000, £ 515.000 nel 1907 e £ 2.194.000 nel 1914, quando il cacao costituiva il 49% di tutte le esportazioni e da solo compensava le importazioni dell'intera Costa d'Oro.

La ferrovia permise di accelerare l'esportazione di legname, del valore di £ 169.000 nel 1907. Cacao, oro e legname rendevano la Costa d'Oro, nel 1914, la più prospera di tutte le colonie africane.

Nascita del nazionalismo africano

Alla fine della seconda guerra mondiale, gli stati africani indipendenti almeno nominalmente erano l'Egitto, la Liberia e la ricostituita nazione etiope. Tuttavia, nel 1945 questi stati in realtà erano saldamente sotto il giogo dell'imperialismo.

La monarchia filo-britannica di re Faruk I ha controllato l'Egitto fino al 1952, quando il movimento dei Liberi Ufficiali prese il potere in un colpo di stato popolare. Nel 1956 quando Gamal Abdel Nasser divenne presidente dell'Egitto e nazionalizzò il Canale di Suez, Gran Bretagna, Francia e lo Stato di Israele attaccarono prontamente, ma dopo il fallito tentativo di invasione imperialista, l'Egitto divenne uno dei principali promotori dei movimenti indipendentisti che dilagarono in altre aree del continente tra il 1950 e il 1960.

La Liberia divenne insediamento di ex schiavi africani provenienti dagli Stati Uniti a partire dal 1822. Le fu concessa l'indipendenza nominale nel 1847, ma rimase sotto il giogo degli Stati Uniti e dopo il 1920 venne trasformata nella piantagione di gomma privata della Firestone.

Dopo la sconfitta del fascismo italiano nel 1943, la restaurata monarchia etiope di Haile Selassie cadde sotto il dominio politico, economico e militare statunitense. Nell'Africa del sud, le tre monarchie di Bechuanaland, Basutoland e Swaziland erano sotto protettorato britannico, limitate nella sovranità politica e territoriale.

Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Quaranta del XX secolo, sorsero movimenti anticoloniali in tutto il continente. Nel 1956 il Sudan ottenne l'indipendenza dalla Gran Bretagna, seguito nel 1957 dal Ghana.

Nel 1958, la Guinea fu il primo territorio a occupazione francese del continente africano che scelse di affrancarsi dal sistema coloniale. Nel 1954 l'Algeria ha intrapreso una lotta armata e alla fine ha vinto la libertà dall'imperialismo francese nel 1961-62.

Il 1960 fu l'anno della svolta quando un gruppo di stati, ex colonie francesi che in gran parte nel 1958 non si erano unite alla Guinea nella richiesta di liberazione, insieme con le colonie inglesi e belghe, divennero indipendenti. Tra queste: Camerun, Togo, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Benin, Niger, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Ciad, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Senegal, Mali, Nigeria e Mauritania.

Il Ghana divenne una repubblica nel 1960 e si allontanò dall'imperialismo britannico. Nel 1961, il leader ghanese Kwame Nkrumah avviò un programma politico volto a costruire il socialismo nel paese. Nel 1960 il Ghana aveva formato un'alleanza con la Guinea di Sekou Touré e il Mali di Modibo Keita, per costruire un'unione politica che saldava legami economici e il commercio tra gli stati africani di nuova indipendenza.

Il neo-colonialismo soffoca l'indipendenza nazionale

Nonostante gli enormi risultati conseguiti dai popoli africani, gli imperialisti occidentali hanno escogitato metodi per mantenere il controllo economico e politico sui Nuovi Stati Indipendenti e per soffocare il processo di liberazione delle colonie ancora esistenti. L'esempio emblematico di questi sforzi è stata l'inversione del processo di indipendenza dell'ex Congo belga.

Il 30 giugno 1960, il popolo del Congo proclamò l'indipendenza con il primo ministro Patrice Lumumba e il Movimento nazionale congolese. Nel giro di tre mesi, tuttavia, gli stati imperialisti guidati dagli USA rioccuparono il paese sotto la bandiera delle Nazioni Unite e utilizzarono un movimento secessionista nel sud del Congo per minare la sovranità della nuova nazione.

Nel settembre 1960, le forze ONU misero Patrice Lumumba agli arresti domiciliari da cui riuscì a fuggire verso la regione orientale del paese, dove fu rapito, torturato e giustiziato da Stati Uniti, Belgio e agenti congolesi. Per i cinque decenni successivi, il Congo è rimasto un serbatoio di risorse minerali e manodopera a basso costo per i paesi imperialisti.

Nkrumah nel suo libro Neo-colonialismo: l'ultima fase dell'imperialismo, pubblicato nel 1965, ha dichiarato: "L'essenza del neo-colonialismo risiede nel fatto che lo Stato assoggettato ad esso è, in teoria, indipendente e dispone di tutti gli orpelli esteriori della sovranità internazionale. In realtà il sistema economico e quindi la sua politica è eterodiretta".

Gli stati indipendenti dell'Africa hanno subito numerose battute d'arresto tra il 1960 e il 1980. Insieme all'assassinio di Lumumba in Congo, il governo rivoluzionario di Nkrumah fu rovesciato da un golpe militare reazionario, sostenuto e orchestrato dall'imperialismo statunitense nel 1966.

Poi fu la volta della Nigeria sempre nel 1966, dove il colpo di stato determinò una guerra civile tra il 1967 e il 1970. In Mali il governo progressista di Modibo Keita fu rovesciato nel 1968. In Guinea nel 1984, dopo l'improvvisa morte del presidente Ahmed Sekou Toure, ebbe luogo l'ennesimo colpo di stato militare sostenuto dagli occidentali.

A partire dalla metà degli anni 1980, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, istituzioni finanziarie dominate dagli USA, esercitarono pressioni perché gli Stati africani avviassero programmi di aggiustamento strutturale, che indebolirono il ruolo dei governi sotto il profilo dei servizi sociali e dell'istruzione per le popolazioni.

Vittorie contro l'imperialismo

Nonostante questi sforzi da parte dell'imperialismo, guidato dalla classe dominante degli Stati Uniti, alcune vittorie in Africa offrono speranza e profonde lezioni per il futuro. Nell'Africa del Sud, dopo anni di lunga lotta, i regimi razzisti e coloniali di Rhodesia, Namibia e Sudafrica sono stati travolti dall'azione combinata della di lotta di massa, della resistenza armata e della solidarietà internazionale negli anni 1980 e 1990.

Il governo rivoluzionario di Cuba sotto la presidenza di Fidel Castro ha schierato 250mila soldati in Angola per combattere l'esercito razzista sudafricano tra il 1975-1989. In Mozambico FRELIMO e in Angola MPLA, i partiti al potere che hanno combattuto per l'indipendenza nazionale nei loro rispettivi paesi, hanno sconfitto gli sforzi compiuti dalla CIA e dal regime dell'apartheid sudafricano per rovesciarli.

In Zimbabwe e Sudan, gli imperialisti hanno tentato di avviare una politica per obbligare un cambio di regime e invertire il corso indipendente delle loro politiche interne ed estere. In Somalia, il popolo ha resistito a due occupazioni militari USA e resta saldo nella sua determinazione di sconfiggere le brame di dominazione imperialista nel Corno d'Africa e sulle vie circostanti del Golfo di Aden e dell'Oceano Indiano.

L'Africa Command statunitense o AFRICOM ha tentato negli ultimi due anni di stabilire una base militare per le operazioni nel continente. L'Unione Africana, le organizzazioni regionali e gli stati con maggior autonomia si sono opposti a questi piani, considerando AFRICOM un pericolo per l'indipendenza e la sovranità del continente.

Tuttavia, gli Stati Uniti mantengono una base militare nel paese di Gibuti nel Corno d'Africa e sono impegnati in giochi di guerra e numerosi programmi di formazione per vari stati, con il pretesto di combattere il "terrorismo" e di migliorare la sicurezza regionale. Anche se alcuni regimi fantoccio favoriscono l'appoggio militare degli Stati Uniti, le masse in Africa e le loro organizzazioni popolari continuano a sforzarsi per un'indipendenza genuina, per l'unità e la non ingerenza negli affari interni del continente.

Alla luce dell'attuale crisi economica mondiale, la disperazione dell'imperialismo degli Stati Uniti spinge la classe dirigente ad impegnarsi in nuove avventure militari in Africa. Tuttavia, se la storia degli ultimi cinque decenni presagisce gli avvenimenti a venire, gli operai e i contadini africani continueranno a lottare contro l'intervento occidentale e cercheranno di determinare il destino del popolo del continente in base ai propri interessi nazionali e di classe.

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