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martedì 27 aprile 2010

Polveriera Grecia: ora la paura esiste davvero.





Se prima si parlava di Grecia con tono preoccupato ma senza la sensazione che la situazione potesse realmente degenerare, ora si è andati troppo in là e nessuno sa che cosa effettivamente potrà succedere da qui ai prossimi mesi.
Giorgos Papandreou è di fronte a un dilemma ed è contestato da ogni parte come ad esempio nel porto di Atene, dove i portuali hanno scioperato contro il premier, accusato di aver aperto questa estate le acque territoriali elleniche alle navi da crociera straniere. L’Ue e il Fondo monetario del resto non hanno lasciato adito a dubbi riguardo al fatto che se la Grecia vuole continuare a rimanere nelle organizzazioni internazionali dovrà tirare la cinghia, e tanto.
La situazione è esplosiva, i sindacalisti comunisti del PAME, molto potenti nella capitale, hanno annunciato che: “Non cederemo. Liberalizzare serve a poco, come credono di far ripartire l’economia se la gente perde il lavoro e si vede tagliare gli stipendi?”. E si parla di “solo” 22 mila posti nel settore marittimo, molti di più se si prendono in considerazione altri settori di pubblico impiego.
Serve tirare la cinghia dunque, ma l’accusa che le gente furibonda fa al governo è che a pagare saranno ancora una volta i poveri, gli impiegati, e il governo del resto non può fare marcia indietro rispetto ai tagli indiscriminati che sta progettando per rientrare in carreggiata.
I greci del resto sanno perfettamente che il PASOK di Papandreou è solo indirettamente responsabile della crisi, e quindi stanno concedendo al premier un po’ di tempo per approntare le soluzioni giuste al superamento della crisi, anche perché secondo gli ultimi sondaggi il PASOK avrebbe un vantaggio di circa l’8% sul centrodestra.
Storture nella pubblica istruzione, storture nella sanità con un buco di 5 miliardi negli ospedali dove non esiste contabilità e i costi per alcuni attrezzature sono superiori a quelli di Berlino; è chiaro che qualcosa va fatto per riportare in carreggiata il paese ellenico, anche se nessuno sa cosa. E mentre la disoccupazione schizza all’11,3% è possibile notare molte sinistre similitudini tra la situazione greca e quella italiana, per esempio basta prendere in considerazione il problema dell’economia in nero per capire che l’Italia potrebbe tra qualche tempo trovarsi in una situazione assai simile.

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