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martedì 18 maggio 2010

La Galassia della Sinistra






La sensazione di essere "ai minimi storici" per tutte le realtà politiche che si trovano alla sinistra del PD è una sensazione ricorrente e per certi versi reale. Negli ultimi anni si è infatti assistito al lento e inesorabile erodersi di un consenso che nemmeno fino a dieci anni prima veniva dato quasi, e colpevolmente, per scontato.

Ha fatto comodo a molti arrivare a una "semplificazione" del panorama politico italiano, una semplificazione da raggiungere inseguendo un bipolarismo dove proprio non si trova spazio per partiti minori, e verso tale processo hanno remato tanto il PDL quanto il PD di Walter Veltroni. Anche gli sbarramenti (si veda quello del 4% per le elezioni Europee) hanno contribuito a isolare sempre di più la sinistra "extraparlamentare", che ha perso per l'appunto anche ogni rappresentatività all'interno del Parlamento nazionale ed europeo.

Ma vista più da vicino, da che partiti e movimenti è composta questa galassia della sinistra extraparlamentare? e soprattutto quale può essere il suo peso politico dal punto di vista quantitativo e qualitativo? Cercheremo di rispondere a queste domande con una breve panoramica.

Innanzitutto bisogna partire dalla scissione operata all'interno di Rifondazione Comunista per mano di Nichi Vendola, il quale ha creato il nuovo partito Sinistra e Libertà insieme ad altre realtà politiche minoritarie come parte dei verdi e alcuni membri della galassia ex socialista. Rimane poi la sinistra comunista che si mostra forse come il soggetto più dinamico all'interno della galassia della sinistra in quanto ha perlomeno provato a invertire la rotta varando una politica "includente" e non escludente con la Federazione della Sinistra, un progetto che vede collaborare il Pdci di Oliviero Diliberto, il Prc di Paolo Ferrero e il movimento Socialismo 2000 di Cesare Salvi. Considerato che dal 1998 Prc e Pdci si vedevano quasi come rivali, la strada fatta a distanza di circa un anno dal varo della Federazione è già considerevole, anche se bisognerà ancora percorrere un lungo tratto prima di approdare alla concretizzazione di un unico nuovo partito comunista in Italia che possa raccogliere degnamente il testimone del PCI.

Ma la sinistra comunista non si ferma qui; oltre ai partiti "storici" del Pdci e del Prc vi è tutta una galassia di partiti e partitini più o meno organizzati e che contano più o meno aderenti ma che mostrano una certa vitalità. Vista la situazione drammatica in cui versa la sinistra in ogni caso appare perlomeno grottesco apprendere che tra i tanti (ne ometterò di certo qualcuno e dunque chiedo venia in anticipo) partiti comunisti annoveriamo: Alternativa Comunista (con sede a Roma e sito web http://www.alternativacomunista.org/), Sinistra Critica (http://www.sinistracritica.org/) nata per via dell'ennesima scissione interna al Prc grazie a Turigliatto; il Partito Comunista dei Lavoratori (http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o644) nato sempre da una scissione dal Prc per mano questa volta di Ferrando; il Partito Marxista-leninista Italiano (http://www.pmli.it/) con sede a Firenze;e i Carc (http://www.carc.it/) con sede a Milano. Vi sono poi altri gruppi presenti nel territorio come ad esempio Lotta Comunista, che ha sede a Torino in Via Bardonecchia, e ha altre sedi in giro per l'Italia ma che non è possibile definire come un vero e proprio partito politico.

Chiaramente non si sta parlando di partiti che muovono migliaia di aderenti, anche perché la Federazione della Sinistra e Sinistra e Libertà, che sono le due realtà principali, a loro volta non se la passano per nulla bene, tuttavia la loro presenza e il loro proliferare è forse la spia di un vulnus che da sempre affligge la sinistra e non solo quella di casa nostra. La tendenza a dividersi e a frazionarsi infatti è insita nella stessa storia della sinistra ed è proprio per questo che ho deciso di dedicare maggiore spazio all'esperimento della Fds. Quello della Federazione della Sinistra infatti, indipendentemente se poi arriverà a buon fine o meno, rappresenta comunque un innovazione all'interno del panorama politico a sinistra del PD in quanto, come abbiamo già detto, rappresenterebbe un primo tentativo di mettere insieme e non di dividere. Riuscire infatti a trovare una casa comune all'interno della quale lavorare insieme avrebbe un valore più politico che quantitativo dato che, lo ripetiamo, non stiamo di certo parlando di partiti dal 10%.

Forse, la via del riscatto passa proprio da qui, dal mettere insieme e non dal dividere

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